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Al Caff Goliardi, bohmien, votati alla causa del Risorgimento e dellItalia unita, a Firenze animarono di discussioni il Caff Michelangiolo nellallora via Larga, lodierna via Cavour 21, locali oggi affittati alla ristorazione etnica, un Kebab Istanbul specchio della nuova immigrazione e della nuova Europa. Al Caff, scrisse Adriano Cecioni, tutto avveniva spontaneo e all'improvviso, il pi delle volte una grave discussione aveva origine da una parola grossa. A un tavolino vedevasi quattro o cinque che discutevano sul serio, a un altro sette o otto si sbellicavano dalle rise. Era un corbellare fine e reciproco, ora gli entusiasmi quarantottini del Lega, ora il pizzo di Ca' Bianca, la bazza del Fattori, la bocca del Signorini, gli occhialuti del Rivolta e il nasone di Nino Costa. La Gazzetta Fu la Gazzetta del Popolo nel 1862 a battezzarli Macchiaioli in un articolo irrisorio, salvo ricredersi anni dopo, in conseguenza dei definitivi riconoscimenti ottenuti dal movimento allEsposizione Nazionale di Firenze del 1865. A quel punto la stella dei Macchiaioli aveva per gi iniziato a declinare, per spegnersi intorno agli anni Settanta dopo aver diffuso per tutta lItalia i semi del Realismo. Verismo Gli esordi erano stati per esaltanti, fin da quando i due giramondo del Caff Michelangiolo, Saverio Altamura e Serafino De Tivoli, avevano portato da Parigi il messaggio della nuova pittura, dei violenti chiaroscuri della scuola di Barbizon, del ton-gris tanto di moda. Il desiderio di sperimentare volse dunque i neo-macchiaioli verso il paesaggio, la pittura en plein air, la presa diretta con il vero. La campagna senese (Staggia), poi la tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello, la Maremma, Fiesole e i dintorni di Firenze (Piagentina) divennero temi prediletti, insieme ai nuovi soggetti storici con cui i frequentatori del Caff Michelangiolo mirarono a ottenere valori ideologici e formali diversi dalla tradizione romantica. La seconda guerra d'indipendenza (1859) rallent queste ricerche: molti dei giovani artisti corsero ad arruolarsi e, tra quanti rimasero a Firenze, Fattori dipinse proprio in quei mesi uno dei suoi primi soggetti militari, i famosi soldati francesi di stanza alle cascine. Risorgimento Nel 1861 furono numerosi i dipinti macchiaioli alla Prima Esposizione Italiana. Giovanni Fattori con il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta e Odoardo Borrani con Il 26 aprile del 1859, quadro ispirato ai fermenti patriottici precedenti la fuga da Firenze del granduca Leopoldo, testimoniano dell'atteggiamento critico e intransigente con cui il movimento affront i temi risorgimentali, sentimenti destinati a trasformarsi in delusioni e amarezze a causa delle politiche post unitarie. A Parigi In quel periodo anche Telemaco Signorini visit Parigi con Cristiano Banti e Vincenzo Cabianca. Insieme videro il Salon e altre esposizioni, frequentarono gli atelier di Corot e Decamps, i pittori di Barbizon, e nei temi campestri di Jules Breton e Jules Bastien-Lepage ammirarono la forza realistica e il tono solenne capaci di dare dignit alle umili vite contadine. Sulla costa Da allora gli artisti toscani diressero la loro ricerca verso una pi quieta restituzione del naturale e verso un modo pi bilanciato di comporre la veduta rispetto alle forti scansioni cromatiche elaborate in precedenza. Un nuovo corso che si materializz anche sulla costa, nella Castiglioncello di Martelli, dove Fattori, Borrani e Raffaello Sernesi (poi ucciso nel 1866 nel corso della terza guerra dindipendenza) dipinsero annessi agricoli, baiette ombreggiate e orti, incitandosi a vicenda sui modi nuovi di trasporre sulla tela quei paesaggi solitari, o altrimenti dedicandosi alla pittura di volti operosi e soggetti popolari (butteri, contadini, pescatori, massaie). Piagentina A Firenze, luogo privilegiato d'ispirazione fu la campagna di Piagentina, ai margini est della citt. Scrive Signorini: Nella Firenze d'allora fuori la porta alla Croce..., si costeggiavano le mura lungo un sobborgo ... fino alla torre Guelfa. Di qui, dove erano le ultime case, e dove con mia madre e il mio fratellino abitavo io, la stradasi divideva in due: una portava a un bel viale di platani che andava dritto al ponte sospeso sull'Arno; l'altra inoltrandosi per un lungo tratto fra i campi fino a un ponticello sull'Affrico. Al di l del ponticello si stendevano gli orti e le case coloniche di quella campagna umile e modesta che fiancheggia l'Arno, detta Piagentina. In quella zona viveva Virginia Batelli, la donna amata da Silvestro Lega, che anche perci vi si trasfer tra i primi per dipingere en plein air campi e orti. Presto seguito da Signorini, Borrani, Giuseppe Abbati e Adriano Cecioni. Il lavoro isolato in campagna condusse a una serie di profonde riflessioni anche formali su quelluniverso cos amato e ormai cos assediato dal materialismo della vita contemporanea e dal progresso. A Piagentina Borrani dipinse alcune delle sue opere pi belle e meditate. Disgregati Fu comunque in quel periodo che il gruppo dei macchiaioli inizi a disgregarsi. Fra il 1866 e il 1868 morirono Sernesi e Abbati, Cabianca si trasfer a Roma, mentre De Tivoli e Vito D'Ancona emigrarono a Parigi con Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi e Giuseppe De Nittis. Di quanti rimasero in Toscana, alcuni viaggiarono in Italia e in Europa, altri si rifugiarono in luoghi solitari e incontaminati. Fattori continu a dipingere e a insegnare allAccademia di Belle Arti. Fino alla morte. Ufficio stampa: Catola & Partners, via degli Artisti 15B, 50132 Firenze, Tel. 055.5522867/892, HYPERLINK "mailto:riccardo.catola@catola.it" riccardo.catola@catola.it Organizzazione generale: Eventi Polistampa, Firenze, tel. 055.737871, HYPERLINK "mailto:prestampa@polistampa.com" info@polistampa.com, www.polistampa.com PAGE PAGE 2 & ' ( * . ; < = > K M V ] ^ h q r w x ɸ~vkc_XTMXITMTEAE h;n h,us h hB^' hxf hxf hB^' h hB^' hB^' hB^' 6hn$ h;n CJ aJ hn$ CJ aJ hf# hxf 5B*CJ, aJ, phf 3 hf# hB^' 5B*CJ, aJ, phf 3 hf# CJ, aJ, h,us CJ, aJ, h;U CJ, aJ, hf# hU 5B*CJ aJ phf 3 hf# h 5B*CJ aJ phf 3 h h 5CJ aJ h CJ aJ "j hf# CJ UaJ mH nH u ' ) + , - < = > 2 3 R S h $ V( [$ \$ ]V^`(a$gdE $V [$ \$ ]V^ `a$gd $V( [$ \$ ]V^`(a$gdE $ [$ \$ ^` a$gdE $ [$ \$ ^ ` a$gd,us $U7$ 8$ H$ ]U^a$gdf# " A" % & . / 1 2 3 4 5 @ A B C P { - 7 < = F N O [ ] ^ g s & 1 2 hM \ hP \hP hU hR0 h \hb h \hU h hxf hxf CJ aJ hxf h CJ aJ hxf h CJ \aJ hxf \ h \hxf h @2 3 ; < % 3 U j l o p 7 W I J O Ѷ|o||bb hQt 6B*\]ph h"PP 6B*\]ph h;U 6B*\]ph hM hB^' 6B*\]ph h,us hM 6B*ph hM B*ph hQt B*ph hB^' hB^' B*ph h"PP hB^' hB^' 6hv hB^' hQt hU hU hU hM \hQt hM 6\ hf# h CJ \aJ %O P Q R S ` e f y " B s x ^ d n o y z ºɶɲwwo h@6E h9 6h9 hVt~ CJ aJ hVt~ h: hVt~ hVt~ h9 h9 6hf# h CJ \aJ h9 \h;n h,us h;U h"PP hM h 6hM h hQt hVt~ 6\ hf# h CJ aJ hVt~ B*\ph h@6E B*\ph hB^' hB^' B*\ph +S n o ! 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